Sulle colline il caldo è di quel tipo che ti fa odiare marzo come il tuo peggior nemico: due gradi all’ombra e quaranta al sole. Il bianco riverbero delle stradine di campagna è così accecante che la ghiaia sembra essere essa stessa una luce. Qua e là i gialli cespugli della senape in fiore costeggiano le crete appena rivoltate, la gente ci suda sopra come se fosse agosto e la polvere sale ad ogni alito di vento. Le nuvole di pulviscolo dorato che sfiata la terra riarsa trasformano tutto in una visione onirica senza significato dove le immagini si intrecciano per nascondere il grande vuoto del palco. Il teatro è spoglio, il teatro è spento. A noi ancora manca qualcosa, come se nel corpo non ci fosse un organo, come se in un’orchestra i violini non stessero suonando, come se a una notte d’inverno fosse negata la placida discesa della neve. 

Le bandiere sventolano, è una battaglia di soldati a cavallo, una scena scritta da Sir Walter Scott, il medioevo della purezza, lontano anni luce dalla corruzione moderna. La luce adesso è obliqua, la polvere accecante, colore di una bianca benedizione. Gli scatti non hanno nessuna pecca, sono persino meglio dell’istante che abbiamo vissuto. Vorrà pur dire qualcosa. Abbi pazienza, resta ancora un secondo, non è tempo per andartene. Se sei stanca, riposa. Ma non andare via. 

Le colline continuano a fumare, anche dopo che la canna del fucile ha sparato. Ancora là dietro soffrono con i polmoni aperti ad inghiottire la polvere, con le ferite grondanti di sangue nero e le maschere di antichi druidi con le rughe solcate dal sudore salato proprio come le lacrime. 
Siena è l’ultimo baluardo inarrivabile, quieta e terribile e bellissima, laggiù adagiata sull’orizzonte. Ma noi siamo al lumicino delle forze, per cosa ancora dobbiamo combattere?

In piazza è ancora come qualche anno fa: il gomito del cameraman a portata della mia faccia e molti altri colpi che poi, con il tempo, impari a schivare. Cambiano i vincitori ma il boato resta lo stesso, anche se noi non ci facciamo caso. Mutano le stagioni ma alcune Stelle rimangono fisse, come apparizioni nella scalata verso il paradiso.
Tadej è nuovamente al centro della voragine che arriva fino al cuore della terra, attorno a lui le anime erranti continuano a cercare redenzione – apparentemente – senza scopo. Imbattibile lui, imbattibile il fato. Ma la consolazione – se pur esiste – è quella che nessun coraggio sia senza ricompensa, persino i sacrifici più crudi hanno un proprio senso agli occhi del destino. Così i cavalli restano muti sopra i fantini sorridenti. Chi può sapere se il loro spirito di competizione sia stato davvero soddisfatto o, in fondo, siano soltanto alla ricerca – come noi – di qualcosa per non sentire il vuoto. 

Il sole è una lama dorata che rifila le colline con la precisione di un assassino mentre i colori della Toscana sono quelli dei tramonti che fanno innamorare gli americani. Li convincono a restare, a cambiare vita, comprare casali senza internet per ritrovare la pace perduta. Adesso, appena scenderà la notte, vedremo ancora quelle stelle fisse che non hanno mai cambiato posizione dentro il nostro universo. Comete che appaiono per segnalare un miracolo e che continuano a ricordarlo per sempre.
Di tutti i Cieli del paradiso, siamo stati nel più luminoso.

Nell’ottavo Cielo del Paradiso si credeva fossero collocate le stelle fisse nella volta celeste. Nella Divina Commedia di Dante vi si trovano le anime trionfanti che appaiono piene di luce, come innumerevoli lucerne. Qui il Poeta si trova alla presenza della costellazione dei Gemelli alla quale chiede l’assistenza poetica per concludere l’ultima - e la più difficile - parte della Cantica. 

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Posted by:Miriam

Sono nata in Brianza in una calda notte di luglio. Scrivo da quando avevo quattordici anni e nel 2012 ho cominciato questo viaggio che si chiama "E mi alzo sui pedali". Ho pubblicato "Voci di Cicala" nel 2013, "La menta e il fiume" nel 2015 e "Come un rock" nel 2019. Mi piacciono i papaveri, il profumo delle foglie di menta e la ninnananna della risacca del lago. A volte scrivo con gli occhi chiusi.

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